Sulla via Pietro Gentile possiamo osservare un elemento particolarmente interessante di archeologia industriale, che si trova in stato di abbandono e rovina. Questa struttura è la testimonianza della presenza di un grande imprenditore di origine inglese: si tratta di Benjamin Ingham che, arrivato in Sicilia con le truppe inglesi che difendevano la Sicilia contro Napoleone, creò in poco tempo un grande impero economico, che comprendeva anche il vino.
Anche Vittoria ha goduto dell’attività economica di Benjamin Ingham, il quale creò una distilleria, in contrada Giardinazzo.
In merito alle distillerie di contrada Giardinazzo (antico Bosco di Custureri), abbiamo notizie dagli scritti di mons. La China che affermava che la distilleria del Ingham si impiantava su una precedente distilleria appartenente ai Florio, attribuendo agli stessi una presenza sin dal 1850, mentre all’imprenditore inglese una presenza solo dal 1882.
Ingham invece sembra essere presente a Vittoria almeno prima del 1853, come afferma il sindaco Giovanni Leni in una sua relazione, che attesterebbe per quell’anno la contestuale presenza a Vittoria di due diverse distillerie, appartenenti una ad Ingham e l’altra a Florio, che distillavano vini per ricavarne alcool, acquistandoli al prezzo di tarì 13 al barile, e che inoltre utilizzavano anche vini vittoriesi, che usavano come vini da taglio per rafforzarne altri e spedirli sui mercati esteri da Marsala.
Ci confermerebbe invece la sola presenza di Ingham Orazio Busacca, che riporterebbe l’acquisto da parte della ditta marsalese a Vittoria di vini «da bruciare» nel 1858 al prezzo di tarì 20/30 e nel 1859 al prezzo di tarì 23/30, che per l’epoca erano prezzi molto alti. Ma che il funzionamento della distilleria Ingham fosse saltuario, è dimostrato dal Busacca.
Possiamo affermare comunque che lo scopo principale della produzione di alcool, detto anche spirito, non era quello di venderlo, ma di utilizzarlo per rendere più forti e più resistenti i vini, così da essere più adatti alle lunghe traversate transoceaniche. Questa pratica, in Sicilia, era stata introdotta da John Woodhouse nei primi dell’Ottocento, il quale mescolava il vino con il 25% di alcool ad ettolitro. Tale operazione fu praticata anche da Benjamin Ingham, che dopo il 1819 investì maggiormente nel settore vitivinicolo. Per questo scopo egli incentivò la piantagione di vigneti nel trapanese e fabbricò anche delle distillerie nei luoghi di produzione vinicola più famosi della Sicilia, tra cui appunto Vittoria, dove si produceva un vino che già dal 1816 veniva denominato Scoglitti, dalla località da dove veniva spedito. Dobbiamo ringraziare il barone Francesco Contarella, che nel 1816 fece imbarcare vino direttamente dallo scaro, cioè un approdo senza moli, di Scoglitti verso Genova, evitando così la costosa e antica intermediazione dei commercianti messinesi, anche per combattere la crisi in cui era caduta l’economia della Sicilia.
Le informazioni su questa breve guida sono state redatte da: Leda Pace. Laureata in archeologia, ha fatto degli stage presso il Museo Archeologico di Gela. E’ anche accompagnatrice turistica. Specializzanda nel linguaggio dei segni. Ha ottima conoscenza della gastronomia dell’antica Grecia.